In questo articolo si è presentata una breve storia della negazione frasale partendo dal latino arcaico, passando per l’italiano antico dei documenti di epoca medioevale e arrivando all’italiano moderno. Si è visto che la maggior parte dei costrutti negativi dell’italiano moderno trovano le loro radici nel latino. Ad esempio, l’origine del morfema non e la sua natura sintattica di testa negativa. Si è mostrato come essa fosse già attestata in autori del I – III sec. a. C. (es. Ennio, Lucilio, Varrone) e, soprattutto, in testi che tendevano a riprodurre un registro linguistico popolare (es. il soldato Claudio Terenziano) e colloquiale (Plauto e Cicerone). Ciò è stato il risultato di quei cambiamenti che rispondono a generalizzazioni come quelle del “ciclo di Jespersen”. La transizione del nōn da proiezione massima a testa negativa ha generato diversi cambiamenti nel latino, tra i quali il passaggio da una lingua a doppia negazione – dove l’occorrenza di due elementi negativi può generare un significato affermativo – a una lingua a negazione multipla – dove l’occorrenza di due o più elementi negativi costituisce un’unica negazione frasale. Proprio questo cambiamento ha determinato la struttura delle frasi negative in moltissime lingue romanze, italiano compreso (antico e moderno).
Dal latino all’italiano moderno
Matteo Greco
2021-01-01
Abstract
In questo articolo si è presentata una breve storia della negazione frasale partendo dal latino arcaico, passando per l’italiano antico dei documenti di epoca medioevale e arrivando all’italiano moderno. Si è visto che la maggior parte dei costrutti negativi dell’italiano moderno trovano le loro radici nel latino. Ad esempio, l’origine del morfema non e la sua natura sintattica di testa negativa. Si è mostrato come essa fosse già attestata in autori del I – III sec. a. C. (es. Ennio, Lucilio, Varrone) e, soprattutto, in testi che tendevano a riprodurre un registro linguistico popolare (es. il soldato Claudio Terenziano) e colloquiale (Plauto e Cicerone). Ciò è stato il risultato di quei cambiamenti che rispondono a generalizzazioni come quelle del “ciclo di Jespersen”. La transizione del nōn da proiezione massima a testa negativa ha generato diversi cambiamenti nel latino, tra i quali il passaggio da una lingua a doppia negazione – dove l’occorrenza di due elementi negativi può generare un significato affermativo – a una lingua a negazione multipla – dove l’occorrenza di due o più elementi negativi costituisce un’unica negazione frasale. Proprio questo cambiamento ha determinato la struttura delle frasi negative in moltissime lingue romanze, italiano compreso (antico e moderno).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.